Un GP nel nome di Alex Lowes quello australiano, tappa di apertura del mondiale SBK 2024 che anche quest’anno, come di consuetudine, ha preso il via sul mitico tracciato dell’Isola di Filippo, laggiù dove il mondo sembra finire e dove affacciandoti sul mare, magari da Pyramid Rock, ti rendi conto che tra te e l’Antartide l’unico posto per poggiare un piede è soltanto la Tasmania.
Un posto pieno di fascino con una natura selvaggia che la fa da padrona, un posto pieno di canguri, koala, pinguini, italiani ed australiani appunto, veri appassionati di moto, di piloti e di velocità e puoi giurarci, ci sia il sole o una pioggia che Dio la manda, con una birra in mano loro il GP non se lo perdono. Insomma, un posto che almeno una volta, nella vita, andrebbe visitato. Il circuito poi è qualcosa di fantastico. I piloti lo sanno che su quelle curve, per andare forte, ci vuole il pelo sullo stomaco e non per nulla, chi su quel circuito ci è cresciuto, poi forte ci è andato davvero. Gardner (padre), Doohan, Bayliss, Corser, Gobert, Stoner, Vermeulen, McCoy, Mladin, Miller senza voler scorrere indietro nel tempo e scomodare tipi del calibro di Hansford, Campbell, Carruthers, poi meccanico di un certo Kenny Roberts, o Kavanagh che portò in pista la mitica Moto Guzzi 8 cilindri; di sicuro ne dimentico qualcuno ma è certo che basterebbero questi per scrivere buona parte della storia del motociclismo. Ma tornando ai giorni nostri, ed a quanto è accaduto giusto lo scorso week end, su quelle curve che sembrano adagiate sull’oceano si è disputato il primo dei dodici round previsti per il WSBK in questo 2024. In Australia hanno corso soltanto la classe regina e la 600WSSP perché quella di Phillip Island è una trasferta troppo onerosa per le squadre delle piccole 300 che inizieranno a darsi battaglia soltanto partire dall’appuntamento catalano di Barcellona. Un gran premio che doveva essere preceduto da due giornate di test ma che, causa del ritardato arrivo degli pneumatici dovuto dal blocco del Canale di Suez, ne ha visto disputare uno soltanto; ma non solo perché per entrambe la gare lunghe, causa il nuovo asfalto di cui si è dotato il circuito australiano che se da un lato ha garantito un grande grip dall’altro ha costretto gli pneumatici ad usure importanti, Dorna, FIM e costruttori hanno preso la decisione, per garantire appunto una sicurezza maggiore ai piloti, di farli correre in regime di flag to flag e quindi, hanno individuato una finestra temporale a metà gara dentro la quale i piloti sono stati costretti ad una sosta per sostituire la gomma posteriore mentre per l’anteriore sono stati lasciati liberi di decidere se cambiarla o meno. Venendo appunto alle gare, dopo la Superpole Davide Bulega, Campione del Mondo in carica della WSSP600, in sella alla Ducati ufficiale ed al debutto nella categoria, si è aggiudicato la vittoria mettendosi alle spalle Andrea Locatelli sulla R1 ufficiale ed Andrea Iannone al rientro dopo la lunga squalifica per doping, quattro anni, che è salito sul gradino più basso. Alex Lowes, nuovo portacolori Kawasaki si è invece imposto nelle altre due gare, la SuperpoleRace della domenica mattina e la Race2 del pomeriggio. Nella minigara, Lowes ha preceduto Locatelli e Razgatlioglu che, lasciata la Yamaha, è approdato in BMW accettando così una sfida tecnica ricca di incertezze ma molto stimolante. Differente la situazione nell’ultima gara in programma per le SBK dove il turco ha visto rompersi il motore della sua moto, Rea cadere malamente e la Race Direction esporre la bandiera rossa dopo appena tre giri; pronti via e tutto da rifare per una corsa davvero entusiasmante sulla lunghezza di undici passaggi e questa volta senza obbligo di pit stop. Petrucci si è portato subito in settima posizione e poi ha recuperato fino alla terza, conquistando il primo podio del 2024, ai danni di Iannone; questo, per il ternano, ha significato anche conquistare la vittoria tra gli Independent Rider. Come detto è stato Lowes a vincere mettendosi alle spalle Alvaro Bautista che ha preceduto al fotofinish Petrucci di soli 48 millesimi. Alla luce di quanto accaduto a Phillip Island, la classifica iridata vede al comando l’inglese con 50 punti seguito dal trittico italiano Bulega-Locatelli-Iannone, da Alvaro Bautista e poi Danilo Petrucci. Grande assente dalle cronache australiane è stato Rea che in sella alla R1 ufficiale ha dovuto fare i conti con molti problemi ed anche una caduta dalla quale è uscito fortunatamente illeso. Per ciò che concerne la WSSP600, ottima prestazione del Team Barni che con Montella ha messo a segno una splendida doppietta. Adesso ciò che attende il mondiale SBK è un mese di sosta; team e piloti torneranno infatti in pista nel fine settimana del 25 marzo quando si disputerà il GP di Catalunya sul tracciato del Montmelò alle porte di Barcellona.