Conclusi i tre giorni di test ufficiali MotoGP di Mandalika, proviamo a fare una panoramica su cosa abbiamo visto.
Detto che le pessime condizioni dell’asfalto di Mandalika hanno caratterizzato il percorso di ogni pilota e che, come sempre, i test vanno presi con le pinze, si può fare comunque una panoramica su ciò che ci hanno mostrato i vari costruttori e i rispettivi alfieri della MotoGP.
La notizia che fa drizzare le antenne di tutti i tifosi è la maggiore competitività (almeno sembra) di ogni protagonista di questa nuova stagione del motomondiale. Si intravede un grande equilibrio e puntare sul cavallo giusto sembra alquanto complicato.
Honda.
Probabilmente la vera dominatrice di questi test. La principessa più bella che ruba i cuori di ogni pretendente dopo averla ammirata sfilare. La casa giapponese fa sul serio e la rivoluzione sembra azzeccata. La moto è stata profondamente cambiata, la velocità è altissima e i piloti non cadono più, avendone modificato l’avantreno. Sicuramente ha rubato l’occhio, ma il lavoro da fare è ancora molto. Pol Espargaro è stato uno dei veri protagonisti: veloce, sicuro e spavaldo. Marc Marquez deve rimettersi al passo, sperando che i problemi fisici siano solo un brutto ricordo. Il fratello Alex e Nagakami si sono dati da fare.
Yamaha.
Il voto è molto positivo. Va detto però che quello di Mandalika è uno dei migliori tracciati per la Yamaha, con le caratteristiche che si sposano perfettamente con la tenuta della monoposto. Bisognerà testarla in altri lidi. Resta il solito problema atavico, ovvero la velocità massima sul rettilineo. Sicuramente non si piazza nei posti dei più veloci. Morbidelli arriverà, Dovizioso non benissimo, mentre Quartararo ha sulle spalle la responsabilità del più bravo.
KTM.
Non sarà ricordata sicuramente come la prima della classe. La nuova RC16 non sembra poi tanto diversa dalla precedente. Binder e Oliveira hanno dichiarato che il cambiamento c’è stato, anche se probabilmente poteva essere più profondo. Da rodare.
Suzuki.
Quando il lavoro paga. La velocità è aumentata parecchio, candidandosi a essere i migliori della classe dopo i “secchioni” della Ducati. Il miglioramento è uno dei più evidenti. La riuscita nel ridurre i punti deboli e, al contempo, a non intaccare invece quelli di forza, è la prova consolidata del lavoro straordinario che è stato fatto. Velocità doppia e guidabilità rimasta tale. Ottimo lavoro. Qualche dubbio sulla carena, ma la via sembra tracciata.
Aprilia.
Il miglioramento è palpabile anche qui, lo si tocca con mano. La velocità è ok, in curva va un bellezza e l’aerodinamica è la carta sulla quale puntare. A Sepang aveva dato spettacolo, la conferma c’è stata anche a Mandalika (tracciato sicuramente peggiore). I piloti hanno messo a referto parecchi chilometri: Espargaro deve puntare di nuovo alla top ten (ottavo posto finale) e Vinales deve continuare il suo adattamento.
Ducati.
Continua a non avere rivali sul dritto, schierando un’infinità di cavalli che sfrecciano sicuri seguendo il vento. Il nuovo motore invece va ancora addomesticato, come è da sistemare la parte elettronica. Ha fatto discutere molto l’abbassatore anteriore che, nel giro, può essere usato. Bastianini è stato il migliore, Bagnaia lo scoglio sicuro. Marini è andato benissimo, mentre Martin, Zarco e Miller dovranno fare i compiti e studiare un po’ di più.